Recensione Io sono Leggenda di Richard Matheson

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Edizione Mondadori 2020 di “Io sono leggenda” di Richard Matheson

Dati e trama

Nel 1954 esce in America il romanzo di un già famoso Richard Matheson, romanzo che in Italia arriverà nel 1957 edito da Longanesi con il nome “Io sono Leggenda“. Questo libro postapocalittico, horror e fantascientifico, passerà a varie case editrici, ed in alcuni casi verrà pubblicato con il titolo “I vampiri”. Io ho letto l’ultima edizione, quella del 2020 di Mondadori.

In un ambientazione da incubo, in un mondo in cui ci sono vampiri vivi e morti, c’è rimasto un solo essere umano. Un civile, un uomo, Robert Neville, a cui l’epidemia di vampirismo ha tolto moglie e figlia e l’ha costretto ad uccidere vampiri per sopravvivere. In tutto ciò, il protagonista cerca di trovare un perché a ciò che è accaduto e di trovare una cura che possa restituirgli la società di cui un tempo faceva parte.

Cosa ne penso

Come avrete già inteso, questo romanzo non ha quasi nulla a vedere con il film omonimo con Will Smith, ma a mio parere è di gran lunga migliore.

Questo libro è senz’altro uno dei capisaldi della letteratura fantascientifica-horror, ed è quel punto di svolta che ha dato un futuro al genere postapocalittico (tutt’ora in voga) e ha cambiato il genere horror, proponendo una visione più scientifica e batteriologica alle superstizioni che ci erano arrivate dal passato.
Ciò che fa Matheson è creare un’ambientazione postapocalittica con l’utilizzo di qualcosa in cui durante la Guerra Fredda si aveva paura: un’epidemia batteriologica causata da bombe.

L’idea di usare una leggenda, una superstizione del passato come quella del vampiro e di giustificarlo tramite la scienza, è stata davvero una mossa geniale. Mi ha colpito come Matheson riesca a giustificare ogni aspetto e caratteristica vampirica con biologia e psicologia. Non è però di facile comprensione se non si ha una leggera infarinatura di scienza. Non so inoltre quanto possano essere valide queste teorie, ma ci troviamo in un opera di finzione, quindi possiamo sorvolare.

Lo stile di Matheson è molto semplice, descrittivo quanto basta.

Questo romanzo non è molto dinamico, e seppur pietra miliare del genere horror, non ha connotazioni troppo splatter. La suspance c’è, ma non è il punto forte.

Ciò che fa da padrone è la solitudine e il sentirsi alieni.
Robert è infatti costretto a vivere da solo, senza nessuno con cui parlare e la cui unica via di conforto è il whiskey. Vive anni da solo, chiuso nella casa in cui serba ricordi di un passato che vorrebbe avere di nuovo, circondato di notte da creature fameliche che cercano di ucciderlo. È proprio azzeccato quando si auto definisce un “Robinson Crusoe“.

Ho amato questa parte, perché Neville ha il comportamento che ci si aspetterebbe da qualcuno ridotto a vivere in queste condizioni. Avvolto dalla monotonia e nella cui mente si alternano momenti di positività a momenti di puro pessimismo, in cui la paranoia è alla base di ogni gesto.

Il romanzo è interessante anche perché, come Matheson aveva già fatto in brevi racconti precedenti, ci troviamo a dubitare della morale.
L’autore ci presenta infatti Neville come il protagonista, un essere umano indifeso che è costretto a uccidere per avere indietro la società a lui consona in cui vivere, ci fa simpatizzare con lui, ci fa pensare “lui è il buono della storia”. Ma da ultimo, la prospettiva si sdoppia. Neville ci appare come un personaggio ambiguo, con una morale non poi così diversa da quella dei vampiri vivi che cercano di ucciderlo.

È la paura del diverso.
È la paura del futuro.
È la paura di sentirsi isolato per sempre.
La paura che ha infatti Neville per i vampiri è contraccambiata appieno da essi, che lo vedono come un ricordo sgradito del passato, una leggenda, una superstizione che vuole ucciderli.

Personaggi

Il protagonista mi è molto piaciuto, come avrete già capito da ciò che ho scritto sopra. Ed è stato interessante quanto Matheson l’ha caratterizzato psicologicamente. Non mi è piaciuto molto come ha giustificato la sua immunità al virus, troppo raffazzonaata secondo me.
Di personaggi secondari posso citare solo Ruth, perché alla fine gli altri sono solo nomi monodimensionali. Il personaggio di Ruth mi è piaciuto meno, poco caratterizzato e messo lì giusto per far proseguire la storia.

Considerazioni generali

Devo ammettere che mi è molto piaciuto come libro, anche per la genialità e l’ambiguità di ciò che è giusto.
È un romanzo schietto e veloce, che è nato per far riflettere sulla psicologia umana, non per divertire e intrattenere un possibile lettore.
Se già amate Ray Bradbury e Philip K. Dick, amerete anche questo.

Voto finale: 4/5 ★★★★✰

Innovatività: 4/5 ★★★★✰

Livello di violenza: 3/5 ★★★✰✰

Facilità di lettura: 3/5 ★★★✰✰

Scorrevolezza: 3/5 ★★★✰✰

Consigliato da: 16 anni in su

Una mia illustrazione ispirata a “Io sono leggenda” di Richard Matheson

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