Recensione La casa sul mare celeste di TJ Klune

Video recensione

Dati e trama

Scritto nel 2020 da TJ Klune, il romanzo “La casa sul mare celeste” è arrivato in Italia nel 2021 con Mondadori.

“Linus Baker è un assistente sociale impiegato al Dipartimento della Magia Minorile. Il compito che esegue con scrupolosa professionalità è assicurarsi che i bambini dotati di poteri magici, cresciuti in appositi istituti in modo da proteggere quelli “normali”, siano ben accuditi. La vita di Linus è decisamente tranquilla, per non dire monotona: vive in una casetta solitaria in compagnia di una gatta schiva e dei suoi amati dischi in vinile. Tutto cambia quando, inaspettatamente, viene convocato nell’ufficio della Suprema Dirigenza. È stato scelto per un compito inconsueto e top secret: dovrà recarsi su un’isola remota, Marsyas, e stabilire se l’orfanotrofio diretto da un certo Arthur Parnassus abbia i requisiti per rimanere aperto. Appena mette piede sull’isola, Linus si rende conto che i sei bambini ospitati nella struttura sono molto diversi da tutti quelli di cui ha dovuto occuparsi in passato. Il più enigmatico tra gli abitanti di Marsyas è però Arthur Parnassus, che dietro ai modi affabili nasconde un terribile segreto.”

Trama da IBS

Cosa ne penso

Devo ammettere che per stavolta, fatto a dir poco eccezionale, mi sono vagamente informato sul libro prima di acquistarlo. O meglio, ho notato molti pareri positivi da parte dei lettori, quindi ho intrapreso a mia volta questa lettura.

Posso ammettere di esserne rimasto più che contento. Questa storia è dolce, calda, tremendamente adorabile, tutti punti a favore per me, in più insegna una lezione che tuttora è più importante che mai.

Il libro in sé procede molto lentamente e seppur io preferisca un ritmo narrativo più veloce ed incalzante, questa scelta dell’autore non mi è dispiaciuta affatto. Perché se anche il racconto ci mette del tempo a partire o a portare a compimento certi eventi, nel frattempo vengono ampliate le relazioni tra i personaggi ed è questo che conta in questo romanzo, visto che ciò consentirà di presentare la lezione del romanzo.

Ma qual’è questa lezione che mi sentite ripetere? “La casa sul mare celeste” vuole far presenti temi come la discriminazione e l’accettazione, che verranno presentati con i bambini dell’orfanotrofio di cui le persone esterne vedono prima “cosa sono” piuttosto che “chi sono”. Il processo di accettazione lo possiamo anche riscontrare proprio nel protagonista, che all’inizio vorrebbe quasi darsela a gambe levate dall’isola perché spaventato da questi bambini peculiari, ma alla fine li conosce e pian piano ci si affeziona, comprendendo anche i loro problemi, aiutandoli a gestirli.

Altro argomento tirato in ballo è quello della “bolla”, che vedremo nello specifico con Linus. Cos’è la bolla in questione? Semplicemente è la nostra zona di comfort, una bolla protettiva in cui il nostro protagonista vive, da cui non riesce a staccarsi perché appunto è rassicurante nella sua ripetitività. Questo concetto viene anche approfondito con altri personaggi, ma con Linus si vede sicuramente di più, ed è proprio lo scoppio di questa bolla a cambiare questo personaggio.

Molto bello anche come cambia il tono del romanzo quando Linus si trova al DIMAM e quando invece è sull’isola, in cui ci viene spiegato il suo stato d’animo non solo a parole o dalle descrizioni, ma anche in base alla quantità effettiva di parole che vengono spese. Questo lo notiamo soprattutto quando Linus lascerà Marsyas per fare rapporto, tornando in città.

Problemi…?

Non ho avuto eccessivi problemi con questo libro, ma avrete già notato le 4 stelle e mezzo che gli ho dato, quindi immagino di dovervi spiegare perché non mi sono sentito di dargli 5 stelle. La prima cosa deriva dal conflitto che gli abitanti dell’isola hanno con quelli del villaggio sulla terraferma. Questa avversione degli umani del villaggio è data dalla paura che hanno dei bambini, che viene presentata qua e là nella prima metà del libro.

Quindi, quando i bambini faranno una gita al villaggio, mi aspettavo una gran sommossa, un bel caos, ma non è stato così sorprendentemente. Questa avversione alla fine è talmente leggera da non causare grosse problematiche, anzi, alcuni del villaggio proveranno simpatia per questi insoliti visitatori. Questa parte del romanzo secondo me andava spinta un po’ di più, così come la risoluzione di questo conflitto, che alla fine sarà un discorso, che seppur bello, non è molto credibile a contrario del resto del romanzo.

La seconda cosa che mi ha fatto storcere la bocca è come viene trattato Linus. Capisco dal tono con cui è scritto il romanzo che i personaggi debbano essere un po’ caricaturali, lo si capisce da ogni descrizione che viene fatta, quindi quando viene detto che Linus è molto sovrappeso, non mi ha particolarmente dato fastidio, anche quando nella prosa viene riportata qualche sua azione resa goffa dal suo peso, perché appunto doveva dare un senso di “caricatura”. 

La cosa però ha sorpassato un po’ la linea quando i personaggi si rivolgono a Linus dandogli del “grassottello” o comunque rimarcando il fatto che la sua mole sia piuttosto importante. Non ci sarebbero stati problemi se Linus fosse andato fiero della sua forma fisica, però nel romanzo se ne vergogna e cerca in ogni modo di perdere peso e… beh, capite bene che non è molto bello sentirsi appuntare come “grasso” quando uno le prova tutte per dimagrire. Questi commenti provengono perlopiù dai bambini, quindi non sono fatti con cattiveria…? Non so, ma mi sarei aspettato perlomeno un rimprovero da parte di Arthur. In certi punti ci sono dei risvolti che sembrano quasi indirizzare ad una sorta di body positivity, ma sono accenni minimi, del tutto prevaricati dai commenti più taglienti e anche crudeli (non ci credo ancora che Lucy lo volesse dare in pasto ai cannibali) che appaiono nella trama.

Stile di scrittura

Lo stile di TJ Klune, in questo romanzo, è molto semplice, va dritto al punto, spesso risultando quasi colloquiale. Ci sono alcuni paragrafi in cui magari vengono trattati argomenti più profondi in cui la scrittura diventa più forbita e seria, ma non è mai complicata. Credo che la narrazione sia un po’ un ibrido tra una tradizionale prosa e un “flusso di pensieri”, perché il lettore vede ogni cosa che accade attraverso gli occhi di Linus, quindi è costantemente partecipe dei suoi pareri e delle sue elucubrazioni. Questo stile di scrittura permette al lettore di partecipare al mistero dell’isola di Marsyas perché scopre passo passo con Linus la verità, inoltre questa scelta di narrazione fa apparire il protagonista come una persona reale, tangibile, vera.

Le descrizioni dei personaggi, come detto precedentemente, sono molto caricaturali, TJ Klune spinge i tratti fisionomici dei vari personaggi per renderli così caratteristici che possiamo immaginarceli ad occhi chiusi. Le descrizioni dei paesaggi sono fatte davvero bene, molto immersive tanto che pare quasi di trovarsi lì, nella casa di Linus, sull’isola, nel DIMAM…

Un punto su cui vorrei riflettere è l’impaginazione che è stata data a questo romanzo, perché è davvero particolare. Il testo è arioso, frammentario, e questo è dovuto a tutti gli a capo che sono stati dati alla prosa. Non mi ero mai imbattuto in un libro completamente impaginato a questo modo e seppur in principio mi sembrasse un azzardo, da ultimo ho pensato che fosse stata davvero fatta la scelta migliore. Questa decisione fa apparire il testo quasi poetico, etereo, e si sposa bene con il racconto che da una parte è pieno di opinioni, pensieri di Linus e dall’altra è costellato di descrizioni ben curate, un mix fluido e continuo di esteriore ed interiore.

Personaggi

Questo a mio parere è uno dei punti forti del libro, perché i personaggi sono veramente ben descritti, ben approfonditi psicologicamente, ben distinguibili gli uni dagli altri anche per le loro personalità.

Linus è il nostro protagonista, ed è talmente tangibile che riuscivo ad immaginarmelo alla perfezione. Lui è un po’ quel tipo di persona sempre ligio al dovere, che segue le regole senza farsi poi tante domande su quanto siano giuste e morali, quello che va fiero del suo lavoro perché pensa di essere un po’ un “salvatore”. Linus è vittima della sua quotidianità e della sicurezza che questa gli dà. Sarà solo quando dovrà per forza venire a contatto con un mondo diverso dal suo che comincerà a cambiare idea sulla sua vita. Linus ha una grande crescita dall’inizio alla fine del romanzo, divenendo più aperto, meno incline ai pregiudizi e… comincerà a pensare con la sua testa, facendosi due domande su quello che sta facendo per il DIMAM e quello che ha già fatto. Il suo cambiamento, seppur ambientato in un romanzo fantasy, è molto realistico.

I bambini sono uno più bello dell’altro e devo ammettere di aver desiderato di adottare Theodore, la piccola viverna. Credo che i più approfonditi rimangano Lucy, Chauncey e Sal, di quest’ultimo ho adorato la sua storia e mi ha davvero mosso il cuore (e le lacrime). Quelle che risentono un po’ sono forse Talia e Phee. Talia ha un carattere deciso che compensa bene quel poco che conosciamo di lei, ma Phee… mi è sembrata un po’ presa e messa lì, anche perché il suo carattere non è molto definito e la sua storia la udiamo completa quasi alla fine, in un trafiletto.

Arthur è un personaggio interessante, lo definirei enigmatico nella sua calma. Ha un suo obiettivo preciso, ma si fa spesso guidare dal cuore. La sua storia è stata toccante, l’ho avvertita come molto lontana, un po’ sbiadita, però suppongo che l’idea dell’autore fosse proprio quella visto che Arthur non vorrebbe parlarne e fa di tutto per celarla.

La relazione tra Linus e Arthur non è estremamente preponderante nella trama, però viene accennata un po’ qui e un po’ lì, è sempre presente ma procede lentamente, quasi con diffidenza all’inizio fino ad aprirsi completamente alla fine. Per questo motivo l’ho apprezzata, perché possiamo vederne la crescita ed è così naturale e realistica che è impossibile anche solo pensare che non sia perfetta.

Conclusioni generali

La casa sul mare celeste” è stata una rivelazione, un divertimento da leggere, una lettura che con tutta la sua coccolosità mi ha scaldato il cuore. Questo romanzo insegna, emoziona ed affascina, è leggero e pesante al tempo stesso, insomma, se ancora non si fosse capito, lo consiglio vivamente!

Voto finale: 4,5/5 ★★★★½

Innovatività: 3/5 ★★★✰✰

Livello di violenza: 1/5 ★✰✰✰✰

Facilità di lettura: 4/5 ★★★★✰

Scorrevolezza: 3/5 ★★★✰✰

Consigliato da: 16 anni in su