Recensione Adekan di Nao Tsukiji

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Trama e Dati

Oggi vi parlerò di un manga del 2007 di Nao Tsukiji. Il manga in questione si chiama Adekan ed in Italia è stato edito da Magic Press.

La trama si svolge in un Giappone di fine ottocento, con caratteristiche anche fantasiose e steampunk. Qui si ambienta la storia di Shiro, un ombrellaio che non ha molta fortuna con le sue creazioni.

Durante la sua attività conosce il giovane poliziotto Kojiro e lo aiuterà in alcuni casi a risolvere alcuni dei lugubri e surreali misteri che si sono andati a creare nella città di Gento. Le cose si complicano quando Kojiro si affeziona troppo a Shiro e inizia a capire che l’amico non è umano e che sulle sue tracce c’è Anri, un genio psicopatico che ha vissuto insieme a Shiro e che adesso vuole riportarlo nel luogo dove tutto è iniziato.

Cosa ne penso

Di solito non amo le storie molto lugubri, ma Adekan è stato un’ eccezione. Ha dei picchi davvero cruenti, ma in alcuni casi, presenta anche un tipo di thriller più psicologico. Poi secondo me è un manga ben bilanciato, perché se da una parte abbiamo argomenti inquietanti e sanguinolenti, dall’altra abbiamo anche un sacco di comicità, anche demenziale ed è una comicità ben collocata nella storia, che serve anche a aiutare il lettore a non impaurirsi troppo per i protagonisti concedendogli un attimo di respiro e di gioia in tutto quel caos.

Questo manga non è quindi adatto a chi non può soffrire il genere thriller, perché la maggior parte dei capitoli si basano su misteri e violenze a cui Shiro, Kojiro ed altri personaggi devono trovare il perché. Alla fine Adekan è una sorta di thriller poliziesco con una grossa dose di surrealismo e folklore.

Ho letto questo manga solo ora perché fino a qualche mese fa non sapevo nemmeno che esistesse. In Italia non ha avuto molto successo. In Giappone ha avuto abbastanza successo, ma in Europa è diventato famoso solo in Germania, non so per quale motivo…

Io personalmente mi sono avventurato a leggere Adekan perché uno dei cosplayer che seguo aveva fatto il cosplay di Shiro… poi ho visto i bellissimi disegni di Nao Tsukiji e non ho potuto resistere. Ho iniziato a leggero senza nemmeno conoscerne la trama. Il risultato è stato che in un mese ho letto tutti e tredici volumi disponibili!

Un altro degli elementi che non mi ha fatto lasciare Adekan a mezzo, è stato sicuramente anche l’aspetto fanservice, soprattutto le armature da guerra di Shiro e Anri, che sono molto belle da vedere, anche se sarebbero molto scomode nella vita reale. Nei primi volumi il fanservice è fatto solo per strappare una risata o dare un aspetto seducente a un dato personaggio. Non è troppo esplicito, non fino agli ultimi volumi pubblicati, dove il fanservice è presente ma in maniera più seria più indispensabile per la storia.

Mi è piaciuto molto il rapporto che si è andato a creare tra Shiro e Kojiro, un rapporto che è altamente improbabile che il lettore lo veda come sola amicizia. Ma questo non è uno yaoi o uno shounen-ai, quindi non aspettatevi troppo che questa coppia diventi canon. Mi è dispiaciuto che qualcuno abbia accusato Nao Tsukiji di queerbaiting, ma era ovvio fin dall’inizio che questo manga non sarebbe stato un boys love. Shiro infatti fin dai primi capitoli dice di amare solo donne. Anri invece viene specificato subito che è bisessuale. Quindi a mio parere l’autrice non voleva assolutamente fare queerbait. Questo è quello che penso, ma se avete altre opinioni al riguardo, sono felice di ascoltarle!

Stile di disegno

Come dicevo una delle cose che amo di più di Adekan è lo stile di disegno. Possiamo definirlo shojo, ma Nao Tsukiji ha avuto anche altre influenze nel suo stile. Innanzitutto il surrealismo lo vediamo un po’ ovunque nelle sue tavole, per lo più negli sfondi ma alcune volte è presente anche nei vestiti dei personaggi. Il suo stile è dannatamente complicato, pieno di dettagli e molto fantasioso. Non mi spiego proprio come faccia a fare un manga intero così. Io impazzirei dopo una tavola!

Un altro stile che secondo me ha preso come ispirazione, è forse derivato da manga thriller o horror. Questa influenza la vediamo soprattutto nei volti che sono stravolti dalle debolezze umane, o nelle scene più cruente e crudeli. Questa autrice è stata in grado di mettere delicatezza e orrore in una sola opera e credetemi, non è affatto facile bilanciare questi due aspetti.

Pensavo che questo stile lo avesse inventato apposta per Adekan, ma poi ho trovato altri suoi manga e alcune sue illustrazioni, ed ho scoperto che è proprio il suo stile fin dal principio. La componente horror però è arrivata nei suoi disegni in modo più graduale. Prima il suo stile era molto più legato al genere shojo.

Conclusioni generali

Questo manga è etichettato come shojo, quindi come manga “per ragazze”, ma tranne che per lo stile, non lo si può definire un vero e proprio shojo. Mi sembra inoltre riduttivo indicarlo come un manga solo per un pubblico femminile. Ci sono un sacco di elementi che secondo me lo rendono adatto ad un pubblico misto … a parte forse le scene fanservice…

La storia si presenta come formata da capitoli con casi slegati tra di loro e una seconda trama, che è quella con la storia dei protagonisti, che a volte è in primo piano e ha un capitolo intero dedicato, e a volte è in secondo piano. In alcuni momenti mi è parso che la storia non proseguisse e morivo dalla voglia di sapere di più sui personaggi a cui mi stavo affezionando, ma nonostante la storia principale andasse a rilento, non mi è mai venuto in mente di smettere di leggere, perché l’autrice ha saputo mantenere accesa la mia curiosità, proponendomi capitoli con misteri molto interessanti e pieni di suspence.

All’inizio la storia di Shiro e Anri mi sembrava molto abbozzata, ma continuando la lettura l’ho trovata sempre più interessante e adesso non posso che aspettare il prossimo volume per saperne di più!

Voto finale: 3/5 ★★★✰✰

Gradimento personale: 4/5 ★★★★✰

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