Recensione Il suicidio dell’arciere – Il racconto dell’uomo di Danilo di Pinto

Copertina originale de “Il suicidio dell’arciere – Il racconto dell’uomo” di Danilo di Pinto

DATI E TRAMA

“Il suicidio dell’arciere – Il racconto dell’uomo” è il primo volume di una saga scritta da Danilo di Pinto. Questo volume è stato pubblicato con Albatros nel 2018.

Il racconto è in realtà una storia dentro una storia che a sua volta è dentro una storia.
La cornice più esterna è infatti la storia di un padre e una bambina che si raccontano l’un l’altro fiabe, inventandole, la cornice media è la storia di un gruppo di individui (persone, animali e creature) che seduti attorno ad un fuoco si raccontano storie, in questo caso il volume raccoglie la storia narrata dall’uomo.
La cornice più interna è la storia raccontata dall’uomo, che prende la maggior parte del libro. Quest’ultima storia narra di due ragazzi divisi alla nascita e nel cui fato è stato scritto la morte di uno dei due. Questi due ragazzi diventano un soldato e un arciere, crescono divisi senza sapere dell’esistenza l’uno dell’altro e si ritrovano solo da adulti, alle prese con una battaglia.

Cosa ne penso

La storia credo volesse apparire come una sorta di fiaba, o una leggenda, e per certi versi ci sono alcuni aspetti tipici di queste due tipologie, ma sono aspetti minimi, che non danno veramente al lettore l’idea di star leggendo una fiaba.
Però non si può nemmeno definire un classico romanzo, perché le descrizioni (di personaggi e ambientazione) e la crescita dei personaggi non sono proprio presenti. È un prodotto che sta a metà tra fiaba e romanzo che però così facendo non ha un proprio target di riferimento.

Uno dei problemi che ho riscontrato inoltre, è la presenza di grossi flashback all’inizio, che ci spiegano sì alcuni aspetti dei personaggi, ma che interrompono bruscamente la lettura, catapultando il lettore in un altalenante presenza tra passato e presente.

A mio suggerimento, ci sono scene molto interessanti, soprattutto gli incubi di Drago, o la parte in cui sempre quest’ultimo è bloccato nel bosco e si trova sempre di fronte un pozzo, non riuscendo a trovare mai l’uscita.

Ci sono poi invece scene e passaggi che secondo me andavano approfonditi e allungati, soprattutto la parte in cui assalgono il fortino nemico per liberare gli schiavi e successivamente combattono con il plotone nemico. Credo vada per lo più aggiunti più dettagli della battaglia, anche meno focalizzati sui due eroi, e più pathos per far sentire al lettore ciò che stanno provando i personaggi in quel momento.

Un’altra cosa che devo far notare, è che secondo me al manoscritto andava fatta un’ulteriore revisione, perché presenta errori di battitura e di posizionamento della punteggiatura, cosa che complica la lettura e spezza il ritmo narrativo.

I personaggi

I personaggi come già detto non hanno una crescita psicologica durante il racconto, il problema è che non sono nemmeno descritti fisicamente, quindi per il lettore appaiono solo come nomi ai quali non può affezionarsi.
Soprattutto, creare due fratelli con nomi simili e che agiscono come una persona sola, secondo me svaluta un po’ il romanzo, anche perché più che sicuramente i lettori li vedranno solo come personaggi “aggiunti per bellezza”, visto che alla fine non hanno tratti particolari che ce li fanno distinguere o non compiono nessuna azione che li renda memorabili per il lettore. Cosa che invece sarebbe positiva se la storia fosse stata trattata come una vera e propria fiaba, perché in quel caso l’elemento dei due fratelli gemelli uguali in tutto e con la stessa ideologia sarebbe perfetto visto che è un elemento ricorrente nelle fiabe.

Non mi è piaciuto molto il modo in cui è stato trattato Mark, che sembra essere il bersaglio preferito da tutti. Insomma, durante la storia viene ferito davvero tante volte e finisce sempre in condizioni troppo critiche, quasi come se avesse attirato a sé la sciagura quando si è messo insieme ad Aleandra

Non posso dire nulla sui personaggi femminili, perché almeno in questo romanzo non sono stati trattati come le classiche “damigelle in pericolo” e ciò mi ha fatto molto piacere.

La parte dell’antagonista inoltre non è particolarmente chiara, perlomeno non in questo primo volume, non sappiamo bene i suoi moventi nella storia. L’idea di usare i corvi come “lacché” dell’antagonista non è una novità, però comprendo la scelta dell’animale per dare un senso di terrore al racconto.

Considerazioni generali

Facendo il punto della situazione, secondo me questo libro ha del potenziale, ma credo che debbano essere inseriti o più elementi fiabeschi o più elementi da romanzo, perché così com’è non è facile indirizzarlo, anche a livello di marketing, ad un pubblico ben preciso. Sicuramente è adatto anche ad un pubblico più giovane e a tutti quelli a cui piacciono storie in cui l’eroe fa di tutto per cambiare il proprio destino, che non accetta che qualcun altro abbia già scritto il suo fato.

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Voto finale: 2/5 ★★✰✰✰

Innovatività: 2/5 ★★✰✰✰

Violenza: 2/5 ★★✰✰✰

Facilità di lettura: 4/5 ★★★★✰

Scorrevolezza: 2/5 ★★✰✰✰

Consigliato da: 12 anni in su

Una mia illustrazione ispirata al “Suicidio dell’arciere – il racconto dell’uomo” di Danilo di Pinto

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