Recensione Gli Spiriti Selvaggi – La leggenda dei cavalieri di Asha di Andrea de Angelis

Copertina originale de “Gli Spiriti Selvaggi – La leggenda dei cavalieri di Asha” di Andrea de Angelis

Dati e trama

Nel 2017, Andrea de Angelis pubblica con la casa editrice Dark Zone il primo romanzo del Ciclo “Gli Spiriti Selvaggi”, che ha nome “La leggenda dei cavalieri di Asha”. Successivamente pubblica lo stesso libro ma revisionato in self.
Un fantasy colmo di draghi e creature, in cui il protagonista, un cacciatore di draghi di nome Mohegan, sarà scelto dal destino stesso a compiere un’avventura che mai si sarebbe sognato di intraprendere: trovare tutte le antiche Pietre Kolodon prima che cadano in mani sbagliate. Con un gruppo di altri inimmaginabili avventurieri partirà alla ricerca, svelando anche la storia antica e falsamente tramandata dei Cavalieri di Asha.

Cosa ne penso

Il romanzo è da come avrete già capito, un fantasy quest, dove cioè la trama si svolge sulla ricerca di qualcosa, in questo caso delle arcane Pietre.
Di solito non amo molto le quest, ma con intramezzi e indovinelli, l’autore mi ha fatto piacere questo romanzo.
Infatti il romanzo non si svolge tutto sulla ricerca continua, ma ci sono anche intervalli in cui conosciamo nuovi personaggi o in cui possiamo vedere anche cosa sta architettando l’antagonista. Gli indovinelli mi sono piaciuti molto e anche se sono complicati da risolvere per un lettore, sono comunque risolti dai protagonisti in modo logico e comprensibile.

Una delle pecche più grosse di questo libro è la scrittura, ma non nel senso che è scritto male, anzi. Il problema è che essendo una storia ambientata in un mondo costruito nei minimi dettagli, il lettore viene sommerso da informazioni e descrizioni, che finiscono per appesantire terribilmente il racconto, inoltre a meno che un lettore non ne diventi davvero un fan sfegatato, è complicato tenere a mente tutto. Realizzato in questo modo, il romanzo diventa più un libro da studiare che da leggere in tranquillità.
Non sono inoltre fan di come siano state scritte le scene di combattimento, che sono troppo dettagliate e troppo lunghe, facendo perdere il ritmo alla narrazione.
In più è una preferenza, ma il fato e la fortuna giocano un grosso ruolo in questo romanzo, ed è qualcosa che può piacere come no.

I personaggi

I personaggi sono un punto un po’ dolente. Cioè, sono interessanti ma non innovativi e approfonditi a livello psicologico. Seguono infatti degli stereotipi tipici dei fantasy anni 80/90. Ad esempio, Mohegan è il protagonista prescelto, che quindi è fortissimo e di corporatura massiccia, Valain è il vecchio saggio veggente con il bastone, Shayra è la ladra diffidente ma con un debole per il protagonista, ecc.

Inoltre il rapporto d’amore tra Mohegan e Shayra non mi è molto piaciuto, o meglio, non mi è piaciuto come è partito. Shayra sembra infatti innamorarsi di lui dopo due volte che si sono parlati e neanche in una maniera da definirla flirtare, in più sembrano entrambi inizialmente attratti solo in modo fisico. Secondo me appunto si passa da essere completi sconosciuti a Shayra che diventa di punto in bianco da diffidente a fin troppo effusiva e confidente. Credo che la relazione tra loro due dovesse partire in modo più lento, perché poi la coppia in sé mi piace, soprattutto come è sviluppata dalla metà in poi del romanzo.

L’antagonista è il cattivo perché è cattivo, cioè un villain di cui sappiamo poco, solo che è lo spietato antagonista con poteri oscuri che ambisce al potere. Nulla di troppo intrigante purtroppo.

I draghi sono interessanti, soprattutto perché li ha divisi in senzienti o meno, dandoci entrambi gli aspetti tipici del drago, cioè saggi e animaleschi. Il fatto che abbia creato così tanti tipi di draghi è appunto difficile da tenere a mente ognuno di loro e forse avrei preferito che nelle appendici in fondo al libro fossero inserite anche delle illustrazioni, per far capire visivamente come sono e rendere al lettore più facile ricordare il nome del drago con un’immagine.
Anche i draghi però non sono poi così rivoluzionari, a partire dalla loro definizione generale di essere elemendraghi, cioè legati agli elementi.

Le altre creature del libro sono interessanti ma non poi così innovative come mi aspettavo di trovare.

Considerazioni generali

Giungendo alle conclusioni, la storia in sé mi piace e le darei volentieri quattro stelle, ma il modo in cui è scritta ne fa perdere il ritmo e sovraccarica di informazioni, quindi ho dovuto togliere una stella alla valutazione. Più che come libro, preferirei questa storia in versione serie tv o addirittura videogioco, dove le informazioni e le descrizioni sarebbero sostituite da immagini e quindi più facilmente assimilabili dallo spettatore/giocatore.

Non è un libro innovativo, ma ha comunque una trama interessante.
Non è certamente da come avrete capito un libro da leggere così, tanto per fare, visto che bisogna quasi studiarlo per la sua complessità che può essere vista come positiva ma anche negativa a seconda del lettore.
Credo sia un romanzo più adatto a un pubblico adulto, che magari ha un debole per i fantasy degli anni 80/90 più che per un pubblico giovane cresciuto con i fantasy degli anni duemila.

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Voto finale: 3/5 ★★★✰✰

Innovatività: 2/5 ★★✰✰✰

Violenza: 3/5 ★★★✰✰

Facilità di lettura: 3/5 ★★★✰✰

Scorrevolezza: 3/5 ★★★✰✰

Consigliato da: 16 anni in su

Una mia illustrazione ispirata a “Gli Spiriti Selvaggi – La leggenda dei cavalieri di Asha” di Andrea de Angelis

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